GRANDI AUTORI – Donald D. Winnicot

Di Marta Grossi e Silvia Martinelli

CENNI BIOGRAFICI

Nel 1896 Donald W. Winnicott nasce a Plymouth, Inghilterra.

Nel 1920 si specializza in Pediatria e inizia a lavorare a Paddington Green, Ospedale Pediatrico di Londra.

Nel 1923 inizia, con Melanie Klein, la sua formazione psicoanalitica.

Nel 1956 diviene presidente della British Psychoanalytic Society.

Nella sua infanzia sperimenta un clima familiare connotato da affetto e sicurezza, curiosità culturale e amore per il senso dello humor; La sua formazione psicoanalitica, che affonda le radici nel frizzante panorama inglese dell’epoca, è caratterizzata da una costante evoluzione, da un rapporto dialettico con la tradizione che fa sua ma che, al contempo, creativamente trasforma e rende comunicabile ad un pubblico ampio.

‘Gli adulti maturi danno vitalità a ciò che è antico, vecchio, ortodosso, ricreandolo dopo averlo distrutto’ (La famiglia e lo sviluppo dell’individuo, 1968)

Winnicott è stato un uomo, e uno psicoanalista, capace di dare spazio alla gioia e alla dimensione leggera della vita, così come al dolore e alla profondità dell’animo umano, sempre guidato dalla curiosità e dalla gratitudine provata nei confronti dei suoi pazienti e collaboratori.

‘Ai miei pazienti, che hanno pagato per insegnarmi’ (Gioco e realtà , 1974)

UN PO’ DI TEORIA…

Il pensiero di Winnicott si rifà costantemente alla pratica clinica: arriva alla psicoanalisi attraverso la pediatria e, per questo, pone l’attenzione sull’evoluzione del bambino piccolissimo e sul suo inevitabile rapporto con il mondo esterno, considerato come oggetto reale.

Il percorso evolutivo, se sostenuto dall’ambiente/madre sufficientemente buono, permette all’individuo di fare emergere il proprio self.

Le tre conquiste fondamentali della crescita sono:

  • L’integrazione dell’Io (il soggetto sente di essere tenuto insieme)
  • La personalizzazione (la psiche si insedia nel corpo)
  • Il senso di realtà (esiste una realtà esterna con cui poter entrare in contatto)

Qualche concetto chiave della visione di Winnicott sull’essere umano:

  • alla nascita, il bambino si trova contemporaneamente in una condizione di solitudine assoluta e di dipendenza assoluta; questo nucleo di solitudine è “inviolabile, sacro, degno di essere preservato” in quanto rappresentante del vero Sé, ciò che da continuità all’essere (Sulla natura umana, 1989);
  • coesiste la necessità di custodire il vero Se’ e di comunicare con l’esterno; il gioco è ciò che permette a quesi due opposti di essere entrambi soddisfatti;
  • l’area transizionale, o area terza, esperienza intermedia che permette di passare da una condizione di oggetti soggettivi a una di rapporto con il mondo, è caratterizzata dalla compresenza dell’onnipotenza soggettiva e del riconoscimento della realtà esterna; tale esperienza libera momentaneamente l’individuo, bambino o adulto, dallo sforzo di distinguere tra fantasia e realtà, lasciandolo libero di riposare, e quindi giocare e essere creativo.

NELLA PRATICA CLINICA…

Per Winnicott la psicopatologia è l’esito di fallimenti (traumi o carenze ripetute) dell’ambiente nel corso dello sviluppo del Sé. L’individuo adulto che non ha sperimentato cure primarie sufficientemente buone si é organizzato difensivamente per proteggersi dallo sperimentare le angosce impensabili. Più le difese sono rigide, più si crea una scissione tra Vero e Falso Sé.

Winnicott propone una psicoterapia che tenga conto dei bisogni di sviluppo dell’individuo e che contempla la funzione evolutiva della regressione, la possibilità di tornare, in un setting analitico, al punto di rottura dove c’è stato il fallimento delle cure primarie; regredire, in alcuni momenti e in determinate condizioni, è un po’ prendersi cura di sé. (Per approfondire, consigliamo il libro ‘Il vero sé in azione’ di Margaret I. Little)

La psicoterapia, e il terapeuta, diventano quindi quell’ambiente sufficientemente buono in cui diventa possibile scoprire o riscoprire il gioco, la dimensione creativa, l’uso dell’oggetto; l’analista stesso si fa creare dal paziente, diventa oggetto transizionale.

“La psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme” (Gioco e realtà 1974)

L’individuo può quindi diventare capace di essere solo in compagnia, di esistere nella propria solitudine alla presenza dell’altro che tollera di rimanere presente seppur nel distacco; un’esperienza di solitudine e condivisione.

CONTRIBUTI MULTIMEDIALI

Anna Ferruta, intervista su SpiWeb

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

La famiglia e lo sviluppo dell’individuo, Armando, Roma 1968 Gioco e realtà, Armando, Roma 1974.

Sviluppo affettivo e ambiente: studi sulla teoria dello sviluppo affettivo, Armando, Roma 1974.

Dalla pediatria alla psicoanalisi: scritti scelti, Martinelli, Firenze 1981.

Sulla natura umana, Cortina, Milano 1989.

Colloqui con i genitori, Cortina, Milano 1993.

Bambini, a cura di Ray Shepherd, Jennifer Johns e Helen Taylor Robinson, Cortina, Milano 1997.

Una bambina di nome Piggle, Bollati Boringhieri, Torino 2008.

Il vero sé in azione, Margaret I. Little, Astrolabio Ubaldini 1993.

Modelli di sviluppo in psicoanalisi, a cura di Eugenia Pelanda, Raffaello Cortina, 1995.

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