In attesa di seguire il suo seminario online del 4 febbraio, Matteo Lancini ha rilasciato un’intervista a Davide Rotondi sul tema del giovane adulto e delle specificità di questa fase evolutiva.
DR: Buongiorno prof. Lancini, in attesa del seminario del 4 febbraio “Nuove normalità e nuovi disagi del giovane adulto”, vorremmo farle alcune domande riguardanti varie dimensioni del giovane adulto.
ML: Buongiorno, rispondo molto volentieri.
DR: Chi è il giovane adulto e quali sono i suoi compiti evolutivi?
ML: Definire in termini di età il giovane adulto è complicato, tendenzialmente dal punto di vista della sociologia si considera una fascia evolutiva estesa dal periodo di fine scuola fino ai 34 anni circa, quindi una popolazione molto ampia. Nel mio lavoro mi concentro molto sulla prima fase del giovane adulto, quella dai 19 ai 25 anni, per intenderci. I compiti evolutivi credo che differiscano da quelli dell’adolescente, se in passato però il grande organizzatore, della fascia evolutiva del giovane adulto, era il concetto di generatività, oggi a causa di grossi cambiamenti nella società, a mio parere, è un concetto che andrebbe rivisto. Oggi infatti esistono nuovi modi di concepire ed intendere la famiglia, la coppia, l’identità di genere e la generatività.
DR: Insidie e difficoltà nel processo di autonomizzazione del giovane adulto di oggi?
ML: La costruzione dell’identità ritengo che sia un percorso che ha l’obbiettivo di consolidare la struttura dell’Io, se non si raggiunge un’identità stabile si rischia infatti la psicopatologia. Noi viviamo in una società liquida, caratterizzata da fluidità, nella quale può non essere facile strutturarsi in modo identitario. Dal punto di vista clinico però, credo che sia importante interrogarsi su tali concetti. Mi chiedo se la costruzione identitaria di oggi non possa definirsi mediante la capacità di restare all’interno della fluidità sociale attuale. Quindi saper navigare in un fiume che è in continuo movimento trasformativo. Sono convinto che la clinica del giovane adulto sia una clinica in continua evoluzione, sulla quale è molto importante che ci si confronti perché c’è ancora molto da comprendere ed imparare.
DR: Che ruolo gioca la famiglia di origine nel processo di individuazione del giovane adulto?
ML: Chi fa il nostro lavoro sa quanto sono importanti i ruoli del padre e della madre nel percorso di crescita e individuazione di ogni individuo, non dimentichiamoci però che gli individui delle nuove generazioni crescono, fin dalla tenera età, immersi in un bagno di modelli di identificazione straordinariamente ampio. La famiglia e la scuola, che in passato rappresentavano i modelli educativi per eccellenza, oggi hanno moltissimi competitors. Questo è avvenuto grazie all’avvento della televisione prima e di internet successivamente. Per lo psicologo e lo psicoterapeuta, dell’età evolutiva ma anche del giovane adulto, credo sia fondamentale, al giorno d’oggi, la capacità di non ridurre le questioni evolutive al ruolo della famiglia e della scuola. Penso che sia utile invece considerare tali modelli come funzionali a mediare, almeno in parte, la pervasività della comunicazione mass mediatica.
DR: Esistono specificità nella psicoterapia e nella presa in carico del giovane adulto?
ML: A mio parere, la tecnica di intervento per il giovane adulto, per quanto riguarda l’ascolto, non differisce da quella dell’adolescente; ciò che invece differisce enormemente riguarda alcune questioni importanti: una su tutte è quella della definizione del ruolo dei genitori, tema di cui si è occupata molto anche Eugenia Pelanda. Io ritengo che in alcune situazione sarebbe importantissimo coinvolgere i genitori nella psicoterapia del giovane adulto, ciò però non è sempre facile. Mentre per la psicoterapia degli adolescenti coinvolgere i genitori rappresenta la normalità, molti giovani adulti rifiutano categoricamente ogni tentativo di coinvolgimento delle figure genitoriali. Credo che in molte situazioni, il nostro dispositivo terapeutico sarebbe più efficace lavorando anche con i genitori perché attualmente si vive molto di più in famiglia ed i processi separativi di oggi sono molto diversi da quelli del passato.
Un’altra questione importante per la psicoterapia del giovane adulto è quella della gestione dell’onorario e dell’autonomia nel pagamento della seduta.
Tutte queste questioni si traducono poi in una varietà di scelte del clinico e nel suo modo di calibrarle in base alla soggettività del paziente e della persona che ha davanti.
DR: Grazie mille prof. Lancini, a nome di Area G
ML: Grazie a voi
