Chi è l’autore?
Philip Bromberg è stato riconosciuto come uno degli psicoanalisti più originali della contemporaneità. Di orientamento interpersonalista-relazionale, è stato analista supervisore con funzione di training al William Alanson White Institute. Il libro è edito Raffaello Cortina.
Di cosa parla?
“L’ombra dello tsunami” è il lavoro di Bromberg che completa la trilogia (“Clinica del trauma e della dissociazione”, “Destare il sognatore”) esplicativa della sua teoria della mente.
È un libro, a mio parere, dall’enorme potenziale clinico-esperienziale, arricchito dalla presenza di una sostanziosa e stimolante prefazione di Allan Schore, neuropsicologo statunitense, che illustra i risvolti neuroscientifici del trauma e della dissociazione.
Secondo Bromberg il trauma relazionale-evolutivo (non fantasmatico, ma reale!) è in grado di plasmare i pattern di attaccamento dell’individuo modificando di conseguenza la stabilità del suo Sé nucleare. Lo tsunami traumatico è rappresentato dall’autore come un’inondazione caotica e terrificante di affetti disregolati che può minacciare di soverchiare l’equilibrio psichico e mettere in pericolo la sopravvivenza psicologica della persona; la diretta conseguenza, in altre parole, dell’incapacità del caregiver di regolare e modulare l’attivazione emotiva del bambino, che crescerà con figure di riferimento che inducono in lui livelli estremi di stimolazione e attivazione emotivo-fisiologica. La dissociazione svolge la funzione di isolare queste aree del Sé “non-me” per garantire una continuità identitaria priva della minaccia costante dell’impeto dello tsunami (disregolazione emotiva). Lo stato di arresto metabolico dissociativo è un processo regolatorio fondamentale, utilizzato in tutto il ciclo di vita, con il quale gli individui sottoposti a stress si disimpegnano passivamente dalle loro fonti stressogene ma porta con sé una rigidità identitaria, comprensiva di un naturale distacco dalla soggettività e soprattutto dall’intersoggettività, che non permette all’individuo di vivere la propria esistenza (e la relazionalità insita in essa) in modo autentico, flessibile e partecipato.
Le esplorazioni cliniche di Bromberg mirano a creare, all’interno del setting analitico, un ambiente “sicuro, ma non troppo” nel quale si possa fronteggiare l’ombra dello tsunami attraverso l’enactment: spazio-tempo o evento dissociativo diadico e condiviso nel quale terapeuta e paziente recitano parti di Sé dissociate. Il riconoscimento reciproco, le caratteristiche di alterità della relazione analitica, la capacità di regolazione emotiva, la sensibilità empatica e il coinvolgimento interpersonale affettivamente vivo, si configurano come elementi che compongono uno stato di coscienza diadico in grado di fronteggiare la minaccia dello tsunami senza che vi sia una mera ripetizione traumatica ma vivendola come evento potenzialmente generativo per il paziente (e anche per il terapeuta).
Le aree dissociate del trauma evolutivo del paziente possono essere rivissute, nell’evento dell’enactment, come parte integrante di una relazione di cura che libera il suo mondo interno dalla prigionia dissociativa.
Più il paziente sarà in grado di “stare negli spazi” del suo mondo interno e gestire, mediante negoziazioni e collisioni, le parti di Sé e meno sarà preda di processi dissociativi che minano la capacità di regolazione emotiva, di mentalizzazione e la sua intersoggettività.
Perché consigliarlo?
Il testo è ricco di esemplificazioni cliniche focalizzate sui momenti terapeutici nei quali analista e paziente si trovano coinvolti in enactment: l’autore descrive molto bene, in una modalità onestamente partecipata e affettiva, come queste particolari fasi della terapia possano rivelarsi generative e illuminanti se vissute con il giusto assetto interno, coraggio e autentica partecipazione intersoggettiva.
