Partiamo dalla fine del film di WENDERS su ANSELM KIEFER.
Due scene.
Nella prima un uomo (KIEFER) cammina in equilibrio su una fune sospesa nel vuoto. Sotto un paesaggio in rovina.
Seconda scena. Un uomo (KIEFER) ha sulle spalle un bambino (lui stesso).Guardano un paesaggio con un lago. Alle loro spalle un vestito di donna bianco (una statua/installazione) senza testa (o meglio, al suo posto, delle circonferenze di metallo con luna/ pianeti). Questa donna è forse Lilith, demone simbolo di trasgressione femminile e di peccato nella tradizione giudaico cristiana. Lilith che, da altra prospettiva, si rifiuta di essere sottomessa ad Adamo e rivendica la sua libertà, i suoi diritti.
Inizio del film.
Ancora vestiti bianchi di donna all’interno di una struttura a vetrate. Queste donne hanno libri di piombo, rami di albero, pellicole fotografiche srotolate al posto del capo, hanno corde che le imprigionano e altro ancora. Diorami con personaggi da favola, un impiccato.
Poi un uomo in bicicletta all’interno di grandi spazi. E’ Kiefer.
Ecco i suoi grandi quadri (occorre ‘arrampicarsi’ per poterci lavorare): pittura materica, grumi, impasti di colori, terra, carbone, girasoli, rami, felci, e poi piombo fuso e fuoco che KIEFER usa qua e là. Campi di battaglia. E frasi, poesia degli autori amati. E ancora archivi e scaffalature di oggetti, fotografie, libri; biciclette, aerei, sommergibili.
Due luoghi in Francia. Berjac e Croissy.
Spazi chiusi in un rettangolo che, ci dice, diventano per lui quadri.
Palazzi celesti (come all’Hangar Bicocca di Milano) all’aperto;
edifici, catacombe, che nel sottosuolo di Berjac raccolgono lavori suoi e di altri amici artisti. Tanto, veramente tanto. Poi vediamo un uomo a Palazzo Ducale a Venezia. Ha un cappotto lungo, un mantello da alchimista. E’ lui. KIEFER. La sua mostra, all’interno del Palazzo, ha un titolo che dice molto. E’ una citazione presa dal filosofo Andrea Emo: ‘Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce’.
KIEFER. Bambino nato nel 1945 in una Germania distrutta, un accumulo di rovine. La domanda che lui si farà da grande e che ci facciamo anche noi della sua generazione: ‘noi cosa avremmo fatto se fossimo stati li in quegli anni.’. Lui, destando scandalo e non essendo capito, fotografa se’ stesso mentre fa il saluto nazista. Non dimenticare.
WENDERS in un straordinario film ci racconta ANSELM KIEFER.
Due letture:
Vincenzo Trione. Prologo celeste. Nell’atelier di A. Kiefer. Einaudi.
Dello stesso KIEFER l’arte sopravviverà alle sue rovine.Feltrinelli.
A Palazzo Strozzi a Firenze e’ in corso un sua mostra dal titolo ‘angeli caduti’.