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BREASTS: la mostra dedicata all’iconografia del seno dell’arte

A cura di Federica Galassi
Pierre August Renoir confessò che non si sarebbe dato alla pittura se il corpo femminile fosse stato privo di seno, mentre Germaine Greer lo definì la curva più apprezzata e ancora Luciano Ligabue, con tutt’altro registro linguistico, lo evoca per la sua capacità di racchiudere le molteplici sfaccettature del femminile.

Simbolo di fertilità, sessualità e fierezza. Protagonista di poesie e dipinti, ma anche del gender empowerment, della ricerca e della prevenzione.

All’icona assoluta della femminilità è dedicata una delle mostre più attese del Fuori Biennale: BREASTS.

Se Sigmund Freud, che pur considerò il seno “il punto di partenza della vita sessuale”, concentrò la sua attenzione sugli organi genitali; in campo psicoanalitico l’importanza del décolleté è rivendicata da Melanie Klein, che nello studio delle prime fasi del lattante, individuò nell’oggetto seno la funzione dello sviluppo psichico che orienta l’intera l’esperienza dell’essere umano (De Masi F,).

A Palazzo Franchetti il viaggio alla scoperta dell’emblema del gentil sesso si articola in cinque capitoli, accessibili percorrendo l’opera site-specificdi Buchanan Studio: un corridoio purpureo sormontato da una miriade di luci a forma di seducenti cupole che, una diversa dall’altra, sottolineano con orgoglio la bellezza della diversity.

Partendo dall’iconografia della Madonna del Latte, la prima sala porta alla luce come gli artisti di oggi si siano ispirati alla rappresentazione del grembo femminile dei maestri del Rinascimento. Il racconto, forte della curatela di Carolina Pasti, si apre con la “Madonna dell’Umiltà” di Bernardino del Signoraggio: una madre collocata fuori dal tempo che tiene in braccio il bambino, richiamando ai concetti winnicottiani di “holding” e di“preoccupazione materna primaria” (Winnicott D. W., 1956). In un continuo gioco di contrasti, a quest’immagine classica si contrappone la proposta dissacrante di Cindy Sherman che – riprendendo la Fornarina di Raffaello –  vi giustappone  un corpetto con un seno finto. Mentre, in un dialogo in cui la realtà abbraccia la fantasia, nel dipinto di Teniqua Crawford la silhouette femminile si trasforma in paesaggio e nel paravento di Laura Panno i corpi impegnati in un amplesso richiamano alla “scena primaria” (Freud S., 1915-17).

A dare il ben venuto nella stanza successiva è il “Nudo con Seni di Lumaca“: chicca in cui Salvador Dalì parte dall’animale ermafrodita per perdersi nel mistero del femminile. Poi, spostando lo sguardo all’interno di un Cabinet of Curiosities, è possibile esplorare l’iconografia del décolleté partendo da pratiche scultoree: dalla dissacrante mammella in gommapiuma “Si prega di toccare firmata Marchel Duchamp, al commovente calco di un seno in vetro e bronzo realizzato dall’artista sopravvissuta al tumore Prune Nourry.

A metà del viaggio, la terza stanza esamina l’impatto dei media digitali sulla rappresentazione del seno. Se maestri surrealisti come Irving Penn sorprendono con rappresentazioni intrise di giochi simbolici, la fotografia di moda emerge per l’utilizzo del seno come strumento volto a catturare l’attenzione dello spettatore, con toni talvolta erotici come nel lavoro di Lakin Ogunbanwo, talvolta provocatori come nella produzione di Oliviero Toscani. 

La quarta sala punta sul gioco presentando lavori che frammentano, destrutturano e astraggono il seno, dissacrando il materialismo del nostro tempo. Dall’opera pop di Masami Teraoka “Brest on the Hollywood Hills” che vede una mammella saltellare allegramente su una collina, al quadro in lana cotta “The Kiss” in cui Aurora Pelizzi rappresenta un tête-à-tête fra due seni. Infine,“Mastectomy Mameria” di Charlotte Colbert è un orgoglioso monumento alla resilienza femminile, in linea con la collaborazione che il progetto espositivo ha stretto con la Fondazione IEO-MONZINO, dedicando il 30% dei ricavi generati dalle vendite del catalogo al sostegno della ricerca.

A chiudere il racconto è il suggestivo Four For See Beauties di Laure Prouvost, un video che raffigura tre donne e il neonato dell’artista insieme ad una serie di creature marine, richiamando così alle fasi della trasformazione della vita umana.

INFORMAZIONI UTILI:

BREASTS, Palazzo Franchetti- Venezia, ingresso libero, Fino al 24 novembre 2024

 

BIBLIOGRAFIA

Winnicott, D.W. (1956). Primary maternal preoccupation. London: Tavistock. 

Winnicott, D W. (1958). The capacity to be alone. The International Journal of Psychoanalysis. 

De Masi, Il vocabolario psicoanalitico: Seno

Freud S. (1914). Dalla storia di una nevrosi infantile (caso clinico dell’uomo dei lupi) O.S.F.,7.

Freud S, Introduzione alla psicoanalisi,1915-17

Winnicott, D.W. (1956). Primary maternal preoccupation. London: Tavistock. 

Winnicott, D W. (1958). The capacity to be alone. The International Journal of Psychoanalysis. 

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