Tarjei Vesaas scrisse Il castello di ghiaccio nel 1963, ma leggendolo è difficile collocare la storia in un tempo determinato: siamo di fronte a una storia che parlava allora, parla oggi, probabilmente parlerà domani. Un racconto che ha un che di sacro e di inquietante, come l’amicizia che unisce le adolescenti Siss e Unn e come anche la natura in questo libro, scenario delle vicende umane e protagonista essa stessa.
Siss e Unn, così diverse una dall’altra, oppure no? Si conoscono appena, eppure qualcosa le lega in profondità, come il ghiaccio del grande lago vicino al villaggio, che con l’avanzare dell’inverno si salda sempre più, diviene più solido. Siss e Unn. SisseUnn. “Quattro occhi con raggi e luccichii sotto le ciglia. Tutto lo specchio ne era pieno. Domande che affioravano e si dissolvevano. Non so: raggi e luccichii, da te a me, da me a te, e da me a te sola – dentro e fuori dallo specchio, e mai una risposta su cosa significhi, mai una spiegazione. Le tue labbra rosse e piene, no, sono le mie, così simili! I capelli con lo stesso taglio, raggi e luccichii. Siamo noi!”
Si scambiano un segreto, in un incontro che è come un rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza e nel quale accade qualcosa di meraviglioso e sconvolgente, che incanta e spaventa, che unisce e separa, forse per sempre. Per sempre come dimensione dei sentimenti dell’adolescenza, così assoluti e delicati, così fragili e pieni di coraggio.
E per sempre sembra durare anche l’inverno norvegese, con le sue giornate buie, il ghiaccio e la neve, i boschi sterminati, il freddo tagliente. E nell’inverno gelato ecco che si produce sulla cascata in fondo al lago il castello di ghiaccio, una imponente struttura luminosa e sinistra, che incanta e ammalia gli abitanti del villaggio, attira a sé, pericolosamente.
Siss e Unn, finché una delle due non scompare e nell’inverno congelato e apparentemente immobile, tutto si scuote, si mette in movimento, dentro e fuori gli abitanti del villaggio, tutti alla ricerca della ragazzina scomparsa: dove sarà andata? E perché?
Una narrazione che ci fa partecipi del trascorrere del tempo e delle stagioni, dall’autunno all’inverno al disgelo primaverile e dall’infanzia all’adolescenza, in quel delicato passaggio tanto concreto quanto misterioso, come un castello di ghiaccio da attraversare, correndo anche il rischio di perdersi nei mille riflessi delle sue stanze.