Il ritiro sociale

Di Sara Pontecorvo

Cos’è il ritiro sociale?

È una manifestazione di disagio a causa del quale il giovane adolescente ritira il proprio investimento dal mondo esterno che lo circonda, dalle relazioni con i coetanei e con i familiari e dal proprio stesso futuro. 

Quando e come si manifesta?

Secondo  Lancini (2019) l’esordio del ritiro sociale si colloca tra la fine delle medie e l’inizio delle scuole superiori anche se, in  alcuni casi può presentarsi prima a 11-12 anni. 

Il giovane adolescente si ritira in concomitanza con la sua “nascita sociale”, spesso è incapace   di esprimere verbalmente  ciò che gli sta succedendo, rendendo ancora più complesso  l’accesso  alla sua sofferenza. 

Un senso d’impotenza, infatti, spesso pervade l’atmosfera familiare. I genitori sono fortemente angosciati perché vedono il figlio, altamente sensibile al giudizio esterno, chiudersi sempre di più e lasciarli fuori dalla stanza, talvolta, purtroppo, non solo metaforicamente, diventando a tutti gli effetti inaccessibile. 

La vita in rete

Spesso il ritiro sociale è accompagnato dalla creazione di una “seconda vita” in rete, che diventa totalizzante e resta l’unica occasione di sperimentazione di sé e di relazione con gli altri. 

Alcuni si appassionano al gaming online, altri agli anime e ai manga. Passano gran parte del loro tempo nella realtà virtuale, anche se in alcune situazioni, di sofferenza ancora più acuta, nemmeno la rete  li coinvolge.

 Perché l’adolescente si ritira?

il giovane adolescente  si vive in una posizione di scacco. Avverte di non avere le risorse, le capacità e gli strumenti per fare fronte ai compiti evolutivi che la fase dell’adolescenza richiede.

l’adolescente deve:

  • scoprire/trovare la propria identità e il proprio posto nel mondo staccandosi dai modelli infantili e  dai genitori
  • ridefinire la propria immagine corporea interiore in funzione dei cambiamenti legati alla crescita puberale
  • affrontare la  nascita sociale, la realtà extra-familiare, il confronto con i pari ecc.  

Cosa  caratterizza l’adolescente che si ritira?

Solitamente questi ragazzi sono intelligenti, vanno bene a scuola, tendono all’introversione ma, nel momento in cui il corpo si trasforma con la pubertà, perdono tutti i loro punti di riferimento e non riescono a stare al passo con le profonde trasformazioni che toccano sia il corpo sia il mondo emotivo. Nasce un timore di fallire che invade la mente dell’adolescente, ogni giorno di più, aprendo la strada ai i sintomi spesso espressi nel corpo (mal di pancia, mal di testa, ecc.), portandolo ad abbandonare inizialmente la scuola e successivamente tutto ciò che è sociale. 

Vergogna e inadeguatezza

Molti autori sono concordi nel considerare questi ragazzi come caratterizzati da una grande fragilità narcisistica (Lancini, 2019; Spiniello, Piotti et al. 2015)

La loro sofferenza scaturisce da una profonda vergogna e da un gravoso senso di inadeguatezza che si scatena nel confronto con gli altri e che pervade il sé e in particolare il corpo.

 Sedare l’ansia con la rete

I giochi virtuali diventano un modo per sedare l’ansia e gli stati emotivi dolorosi, indotti da un’immagine di Sè percepita come non adeguata alle richieste sociali.  

In rete, l’adolescente si sperimenta nelle relazioni sociali in differita e in modalità indiretta. Può così, attraverso la creazione di avatar e di personaggi, non mostrarsi e, al contempo, scoprire nuovi aspetti di sè (o aspetti di sè desiderati). La rete, consentendo di sperimentarsi, funziona da antidolorifico per la sofferenza emotiva e protegge l’adolescente da un isolamento  ancora più radicale che lo esporrebbe  al rischio di un  definitivo blocco evolutivo   

Come aiutare un adolescente ritirato?

Chi ha esperienza con questi ragazzi sa bene quanto sia difficile riuscire ad entrare in contatto con loro e sa anche bene che, quanto più è acuta e profonda la loro sofferenza, tanto più diventano distanti e inaccessibili. 

Il loro mondo virtuale, i loro spazi sono intrisi sia di sé alienati, che di sé desiderati e potenziali ed è solo incuriosendosi di questo nuovo mondo che possiamo iniziare a ri-conoscere l’adolescente e  a  cercare-trovare il contatto.   

Esiste la possibilità di iniziare una relazione entrando nel loro nuovo mondo, quello virtuale, in punta di piedi, con molta delicatezza e senza giudizio alcuno, affiancandoli silenziosamente  e accompagnandoli, per quanto ci venga consentito, verso il futuro. 

Sara Pontecorvo
Psicologa Psicoterapeuta Adolescenti e Adulti  

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