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Un altro ferragosto - Paolo Virzì

A cura di Ivano Caselli

A quasi trent’anni di distanza da “Ferie d’agosto” (1996), nel 2024 esce il nostalgico sequel del secondo film di Paolo Virzì. La pellicola, indipendente nella sua narrazione, racconta la reunion delle famiglie Molino e Mazzalupi sull’isola di Ventotene, ventotto anni dopo: i primi per trascorrere un’ultima estate insieme con il capofamiglia Alessandro, detto Sandro, ormai affetto da demenza e prossimo alla fine della vita; i secondi per celebrare il matrimonio social dell’influencer body positive Sabry, che attira l’attenzione di giornalisti, arrampicatori sociali e personaggi del governo a caccia di nuovi e giovani candidati.

Nel nuovo film, oltre alle contraddizioni tra le due famiglie, vengono argutamente trattati anche gli scontri generazionali e sociali. Altiero, il ventiseienne imprenditore digitale di successo, è ora sposato con un modello americano e ritorna sull’isola in cerca dell’approvazione del padre-patriarca, ex giornalista dell’Unità, distante e isolato nel suo mondo, che trova un senso solo nella lettera che scrive a Ursula von der Leyen per proteggere la memoria di Ventotene e dei confinati dal Fascismo.

 

Se i Molino mantengono ancora legami con la sinistra, i Mazzalupi si profilano come rappresenti della nuova destra emergente. Tuttavia, entrambe le famiglie sembrano essere assimilate nel sistema delle liti sui social network, della puzza di radical chic dietro l’angolo e della solitudine che si cela dietro all’iperconnessione.

 

La commedia amara espone caricature destre e sinistre del popolo italiano immerse in un tumultuoso e intricato tourbillon di passioni ed apparenti contraddizioni. Il contrasto politico tra destra e sinistra non solo riflette dinamiche inconsce e bisogni psicologici collettivi, ma rivela proiezioni di desideri, paure e conflitti interni sulle ideologie politiche, creando una dicotomia che svela tensioni psicologiche profonde, come viene enfatizzato nella scena finale, dove Nostra patria è il mondo intero (canzone dell’anarchico Pietro Gori del 1895) è contrapposta a Tarzan Boy (singolo del gruppo musicale italiano Baltimora dell’aprile 1985).

 

Nella mente di Sandro, i fantasmi dell’antifascismo popolano sogni in bianco e nero da cui non si vorrebbe mai svegliare. Ma l’estate volge al termine, e il caos del presente, tra flashback del film del 1996, dirette streaming su Instagram e folgoranti proiezioni di cinema d’autore, lascia spazio a una genuina compassione verso l’Altro: la disperazione si trasforma in un’opportunità per abbracciare con empatia ideologie, opinioni e credi apparentemente contrastanti.

 

Riferimenti bibliografici

 

Freud, S. (1921). Psicologia delle masse e analisi dell’Io. Bollati Boringhieri.

 

Lacan, J. (1973). Il Seminario, Libro 11: I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi. Edizioni Einaudi.

 

Bion, W. R. (1961). Experiences in Groups. Tavistock Publications.

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